Misurare il proprio udito attraverso l’ascolto di uno scricchiolio nella materia: impercettibile movimento dell’essere.
Lo spazio di Fourteen diventa una cabina audiometrica dove il suono è tempo sospeso in transito, infiltrante crepitio dell’anima. In questa sorta di confessionale si consuma un concerto da camera, una sinfonia eseguita da tarli che man mano si annidano nel cervello: attesa che consuma, melodia logorante, movimento penetrante.
Il tarlo scava cunicoli, vive nel sottostrato, si nutre mangiando la polpa di mobili lasciati per lungo tempo dormire in un ripostiglio.
In questa altalena visiva, tra un luogo intimo e una vetrina su strada, Sconcerto immerge lo spettatore all’interno di ogni cosa.
Measuring one’s hearing by listening to a creak in matter: an imperceptible movement of being. Fourteen’s space becomes an audiometric booth where sound is time suspended in transit, infiltrating the crackling of the soul. In this sort of confessional a chamber concert is consumed, a symphony performed by woodworms that gradually nestle in the brain: consuming waiting, wearing a melody, penetrating movement.
The woodworm digs tunnels, lives in the substrate, feeds on the pulp of furniture left for a long time to sleep in a closet. In this visual swing, between an intimate place and a shop window on the street, Sconcerto immerses the viewer inside everything.