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ritenta, sarai più fortunata

2021

Un’atleta tenta disperatamente di fare la verticale su un divano. Un’unica scena, ripresa nell’ex teatro del Citylab – uno spazio abbandonato e, perciò, inaccessibile al pubblico – e dislocata dentro Spaziomensa. Un teatro sul cui palco, però, non accade nulla, perché l’atleta si trova in platea e, dunque, invece di essere l’attrice, è la spettatrice. Una spettatrice irrequieta, quasi a rappresentare spettralmente un pubblico in attesa di qualcosa che tarda ad arrivare, in uno spazio che, anche se vuoto, conserva le tracce stratificate di ciò che nel tempo lo ha attraversato. Uno spazio, che, anche se vuoto, sembra invaso dall’ambiente esterno. Un’unica azione che si ripete compulsivamente. Perché la posizione verticale, specialmente su una base morbida come quella del divano, può essere mantenuta solo per pochissimi secondi. Ma, nonostante ciò, l’atleta non si arrende. S’impegna e si accanisce – quasi dovesse rispondere ad un suo monito interiore: “ritenta, sarai più fortunata” (che è appunto il titolo del lavoro in mostra), quasi fosse legata ad un vincolo che non ammette accomodamenti –, tentando di continuo, faticosamente, quasi al limite dello sfinimento, di riuscire nell’acrobazia prefissata: trovare il punto di equilibrio. Un equilibrio che costituisce lo straordinario, lo stato di eccezione, perché, appena “toccato”, è subito perso. Un unico esercizio ripreso da quattro punti di vista differenti. Un punto di vista panoramico, in cui il movimento verticale del corpo dell’atleta si scontra con l’ampio spazio orizzontale, facendo moltiplicare la potenza visuale dell’immagine, che, proiettata sulla parete, prolunga e dilata lo spazio, restituendo la profondità della scena. E tre punti di vista più ravvicinati, proiettati su tre sculture in gesso disseminate nella sala, “copie” fantasmatiche di tre vecchi televisori ritrovati all’interno del Citylab, presenze gelide che, attraverso la luce della proiezione, riprendono vita.

An athlete desperately tries to do a handstand on a sofa. A single scene, shot in the former theater of Citylab – an abandoned space and therefore, inaccessible to the public – located inside Spaziomensa. A theatre where nothing happens on the stage because the athlete is in the stalls, therefore, instead of being the actress, she is the spectator. A restless spectator, almost ghostly representing an audience waiting for something slow to arrive, in a space that even if empty, retains the layered traces of what has passed through it over time. A space which, even if empty, seems invaded by the external environment. A single action that is repeated compulsively. Because the vertical position, especially on a soft base such as a sofa, can only be maintained for a few seconds. Despite this, the athlete does not give up. She is committed and relentless-almost as if she had to respond to an inner voice: “try again, you will be luck-ier next time” (which is precisely the title of the work on display), almost as if she were tied to a constraint that does not allow accommodation-trying continuously, with difficulty, al-most on the verge of exhaustion, to succeed in the pre-established acrobatics: to find the point of balance. A balance that constitutes the extraordinary, the state of exception, be-cause as soon as it is “touched”, it is immediately lost. A single exercise shot from four different points of view. A panoramic point of view, in which the vertical movement of the athlete’s body collides with the wide horizontal space, multiplying the visual power of the image, which, projected on the wall, prolongs and di-lates the space, restoring the depth of the scene. And three closer points of view, projected on three plaster sculptures scattered in the room, phantom “copies” of three old televisions found inside Citylab, icy presences that, through the light of the projection, come back to life.


photo: Giorgio Benni, courtesy SPAZIOMENSA

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